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Le origini del Karate

di Peter Fabbroni

Il Karate ha origine a Okinawa, l’isola principale dell’arcipelago delle Ryu Kyu, dalla fusione delle arti marziali cinesi (Kenpo), con le forme di danza e le tecniche di combattimento locali denominate Ti. Priva di risorse naturali, Okinawa divenne un importante nodo commerciale del Pacifico. in quanto situata in uno startegico crocevia a metà strada tra Cina e Giappone, non distanti dalla Corea e dal Sud Est Asiatico.

Per mantenere la regolarità dei commerci, nella seconda metà del 1300 Okinawa intraprese relazioni di vassallaggio con la Cina, accettando di pagarle tributi e la presenza permanente di una delegazione dell’Impero (le 36 famiglie) che si stabilì a Naha dal 1392. E’ probabilmente da questo momento che inizia l’introduzione delle arti marzili cinesi sull’isola.

Nel 1609 il clan giapponese dei Satsuma conquistò le Ryu Kyu pur conservando, per evitare conflitti con la Cina, il regime commerciale pre-esistente. L’introduzione di una doppia tassazione e la sfortunata coincidenza di calamità naturali, quali maremoti e carestie, portarono l’isola a una profonda crisi economica.

A causa della crisi molti Samurai, costretti a diventare contadini o commercianti, cominciarono a diffondere le arti marziali tra la popolazione dell’isola formando una forza di resistenza segreta all’autorità. Kempo cinese e Ti di Okinawa si fusero così in una sintesi estremamente efficace comunemente denominata Tode (“mano cinese”). Nello stesso periodo si sviluppò una forma di combattimento con armi non convenzionali, quali bastoni e attrezzi agricoli o da pesca, denominata Tigua che darà origine al Kobudo di Okinawa.

Col tempo si definirono forme locali di Tode nelle regioni di Shuri, Tomari e Naha dando origine agli stili Shuri-te, Tomari-te (nel tempo assorbito dallo Shuri-te) e Naha-te. Shuri-te e Naha-te divennero in seguito gli stili Shorin-Ryu, oggi suddiviso in molte scuole, e Goju-Ryu.

Fino all’Ottocento il Tode consisteva in una serie di tecniche da combattimento insegnate senza un preciso metodo di allenamento. E’ grazie agli sforzi dei maestri Anko Itosu della (1832-1916), della tradizione di Shuri, e Kanryo Higashionna (1840-1910), della tradizone di Naha, che si deve la transazione da mera tecnica marziale a disciplina.

Per sottolineare questa nuova identità e per meglio introdurre il Tode in Giappone, in un simposio tenutosi a Naha nel 1936, a cui parteciparono i più grandi maestri dell’epoca, fu deciso di modificare il nome dell’arte sostituendo l’ideogramma To (Cina) con Kara (Vuoto). In questo modo, con il termine Karate (mano vuota) si rivendicava l’originalità della nuova arte marziale nonché l’alto valore spirituale della disciplina il cui scopo, come nello Zen, è quello di ricercare lo stato di vuoto necessario a raggiungere l’Illuminazione. Il Maestro Gichin Funakoshi (fondatore della scuola Shotokan) fu il primo maestro ad utilizzare ufficialmente la nuova denominazione.

Con il riconoscimento ufficiale da parte del Dai Nippon Buto-kukai, l’organizzazione delle arti marziali giapponesi, il Karate, prima considerato una tecnica locale, cominciò ad essere definito un vero e proprio Budo (via marziale), acquisendo così pari dignità rispetto a discipline tradizionali quali il Kendo e il Judo.

Il Maestro Chojun Miyagi della scuola Goju-ryu fu il primo maestro di Okinawa ad ottenere il titolo onorifico Kyoshi.

Dal Naha-te al Goju-ryu

Alla fine dell’Ottocento grande fu l’impegno dei maestri di Okinawa affinchè la nuova arte ottenesse un riconoscimento ufficiale da parte del Giappone; a tal proposito era necessario creare un sistema didattico preciso. All'inizio del ventesimo secolo, per potere insegnare il karate nelle scuole secondarie di Okinawa, Higashionna introdusse quindi un metodo di insegnamento che distingueva una fase di studio delle teniche fondamentali (kihon) ed una più avanzata (kaishu), basata sullo studio dei kata e delle loro applicazioni (kaisai). Inoltre, si ritiene che siano dovuti a Higashionna l'arrivo ad Okinawa del kata Seyunchin, di origine cinese, e l'enfasi data al kata Sanchin nell'insegnamento.

Il lavoro del maestro Higashionna venne proseguito dal suo allievo Chojun Myiagi , che distinse tre fasi dell'allenamento: · gli esercizi principali (shutai undo), ossia le vere e proprie tecniche di karate; · gli esercizi di preparazione (yubi undo), suddivisi in esercizi di riscaldamento (junbi undo) da effettuarsi all'inizio della lezione, ed esercizi di rilassamento (seiri undo) da effettuarsi alla fine; · ed infine gli esercizi complementari (hojo undo)necessari per sviluppare la forza fisica, da effettuarsi a corpo libero (toshu hojo undo) o con attrezzi (kigu hojo undo).

Il maestro Miyagi modificò il kata Sanchin (che prima veniva praticato a mano aperta), rendendolo più semplice ed enfatizzandone la parte dura, e per compensare ciò creò il kata Tensho, più morbido. Infine, il maestro Miyagi creò i primi kata didattici del Goju-Ryu, i kata Gekisai dai ichi e dai ni, e introdusse l'esercizio di combattimento libero con controllo denominato irikumi. A questo punto, l'arte marziale da lui chiamata Goju-Ryu prendeva una forma definita.

Il lavoro del maestro Miyagi, purtroppo interrotto dalla sua morte improvvisa nel 1953, venne ripreso ed ampliato dai suoi allievi. Siccome il maestro Miyagi non aveva ancora designato un successore, i suoi allievi interpretarono ed ampliarono gli insegnamenti del Maestro Miyagi in direzioni diverse, creando le varie scuole di Goju-Ryu presenti al giorno d'oggi, tra cui la Meibukan (fondata da Meitoku Yagi), la Jundokan (fondata da Eiichi Miyazato) e la Shoreikan (fondata da Seikichi Toguchi).

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